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  • Immagine del redattoreCristina Speggiorin

Coltivare l'umano in azienda

In un mondo in continua trasformazione dove mercati e scenari cambiano velocemente è importante riportare l'attenzione all'umano, occuparsi del lavoratore e di chi vuole essere.



E' stato scritto anche un libro sull'esperienza di un'azienda metalmeccanica che ha introdotto, almeno nella formazione, le cosiddette humanities: un gruppo di ricercatori universitari di discipline umanistiche ha tenuto lezioni di storia, letteratura, pedagogia, filosofia e storia del teatro destinate al management, a impiegati e operai. Il tutto al termine dell'orario di lavoro, senza obblighi e senza alcuna apparente connessione con l'attività produttiva. Il libro, edito da Franco Angeli, si intitola Le humanities in azienda. Per una via umanistica alla formazione e l'autore è Matteo Cornacchia.

Ma perché è importante portare, o ri-portare in azienda, le scienze umane? Perché l'azienda deve essere vista come un essere vivente in evoluzione. Un’entità viva, grazie alla cooperazione di tante cellule, unite dall’intento di crescere e crescere bene. Un sistema che si auto-regolamenta e che cresce unito.

Non esistono solo numeri, business e tecnologia, esiste e deve continuare ad esistere, L'UOMO con le sue emozioni, la sua intelligenza, i suoi valori.

Ha senso quindi portare in azienda un modello più umanistico? Secondo noi sì. Innanzitutto tornare ad una dimensione più relazionale, sentita e "umana" non può che portare beneficio anche economico (certo non immediato) alle aziende.

Non nascondiamoci dietro ad un dito. Oggi tutto non solo va di fretta ed è veloce, ma i continui cambiamenti richiedono sempre la costruzione di nuovi mindset che potrebbero alla lunga far perdere il contatto con la nostra parte umana.

Del resto la trasformazione digitale che riguarda le aziende richiede di intervenire su diversi fronti: nuovi modelli lavorativi (smart working), nuove modalità di prestazione e nuovi modelli di apprendimento. E così si introducono anche nuovi modelli organizzativi che impattano anche sulle politiche e le strategie di recruiting e di talent management.

Insomma è in corso un profondo cambiamento, una vera e propria trasformazione antropologica. Ma con il cambiare dei mercati e delle strategie, cambia inevitabilmente anche l'uomo.

Si registrano ovunque più fragilità, di ogni tipo: incapacità nel gestire le relazioni interpersonali, i rapporti gerarchici che sembrano essere più un peso che un'agevolazione e lavorare a stretto contatto con la tecnologia ci porta a velocizzare certi processi ma anche a meccanizzare troppo le relazioni. Siamo sempre più connessi ma contemporaneamente sempre più isolati. Lavoriamo insieme a robot, alla tecnologia ed è quindi importante difendere e coltivare l'umano anche nel lavoro.

Che nel lavoro ci sia bisogno di cura è evidenziato dall'esplosione delle misure di welfare aziendale che stanno crescendo esponenzialmente.

Cura, dice G. Gabrielli di AIDP, sarà la parola chiave dei prossimi anni.

Ma come concretamente prendersi cura dell'umano e trasformare il lavoro in un luogo che intrappola energia piuttosto che liberarla, un luogo da cui fuggire invece di un luogo dove investire il proprio talento?

Molte sono le misure e gli strumenti che abbiamo a disposizione.

Ve ne proponiamo alcuni.

1. la formazione sullo sviluppo personale. Stiamo parlando di una formazione che tratti argomenti non necessariamente legati ad un risultato aziendale ma qualcosa che serva soprattutto al lavoratore in quanto persona

2. aprire uno sportello di counseling. Il counseling è la relazione d'aiuto per eccellenza. A differenza del coaching non si basa sulla prestazione, ma sulla persona e sul suo benessere. Grazie allo sportello counseling, i lavoratori possono trovare uno spazio di ascolto del tutto personale dove l'azienda offre il servizio ma non interviene in nessun modo. Con il counseling, il lavoratore ha la possibilità di esprimersi in modo incondizionato e senza giudizio e affrontare, pur essendo sul posto di lavoro, problematiche anche personali nel pieno rispetto della privacy

3. organizzare momenti conviviali fini a se stessi. Non stiamo parlando della cena di Natale o della convention annuale, ma di creare momenti di svago puro per riscoprire il piacere di stare insieme e creare condivisione e senso di appartenenza.

4. inserire speech di personaggi famosi o di storie vere che trasmettono valori, motivazione, fiducia

Perché se nel XX secolo le 3 P importanti per il progresso erano Posizione, Prestazione, Potenziale, nel XXI secolo bisogna sostituirle con Purpose, People e Performance.

                                               




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