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  • Immagine del redattoreCristina Speggiorin

Ma il monaco...lo fa l'abito? Anche in ufficio?

Oggi parliamo di dress-code. Le regole che siamo chiamati a rispettare in ufficio. Perché è ancora così importante? Ma poi...lo è?


Scena 1: Scrivania, sedia presidenziale, uomo in giacca e cravatta, gemelli della camicia in vista. Dall'altra parte della scrivania, un giovane in abiti formali che risponde in tono ossequioso alle domande. Il giovane ha lo sguardo deciso, siede compito, è fermo e risoluto, risponde a tono in modo preciso confutando tutte le osservazioni che provengono dall'uomo di fronte a sé. Sembra essere competente.


Scena 2: Scrivania, sedia presidenziale, uomo in giacca e cravatta, gemelli della camicia in vista. Dall'altra parte della scrivania, un giovane in bermuda e t-shirt che risponde in tono informale alle domande. Il giovane ha lo sguardo deciso, si muove spesso, gesticola, risponde a tono in modo preciso confutando tutte le osservazioni che provengono dall'uomo di fronte a sé. Sembra essere competente.


Se doveste scegliere uno dei due giovani per un lavoro, su chi cadrebbe la vostra scelta?

I bermuda e la t-shirt del secondo professionista potrebbero in qualche modo influenzare la vostra decisione?

Forse sì, siate onesti...

Se è vero che una persona che si presenta davanti al nostro sguardo vestita di una tunica e con un rosario in mano ci fa pensare subito ad un monaco...una persona in bermuda ci fa pensare ad un professionista o a un surfista un po' scapestrato, poco professionale e decisamente inaffidabile?


L'apparenza e il dress code


Partiamo proprio da qui, oggi: dalle apparenze e da come il dress code in azienda possa costituire una deformazione in un colloquio, in una valutazione, in un confronto.

Lo spunto ce l'ha dato una recente intervista, pubblicata su Il Corriere della Sera, a Marco Boglione, imprenditore torinese, proprietario di BasicNet che ha dichiarato di non avere regole sull'abbigliamento in azienda...basta portare serietà e creatività.

Boglione è il più americano tra gli imprenditori italiani: certo, la sua è un'azienda di abbigliamento casual, potreste obiettare. Vero: facile dichiarare anarchia riguardo il dress code in ufficio quando si producono magliette e pantalocini sportivi (BasicNet produce il marchio Robe di Kappa per intenderci), ma la riflessione che vogliamo lanciare oggi è...Il dress code è veramente importante e necessario? Oppure può attivare in noi una deformazione che può diventare un boomerang in ambito lavorativo?


I vantaggi del dress code

Inutile negarlo: l'estetica ha la sua importanza. E in azienda il dress code offre numerosi vantaggi. Quali sono? Vediamone alcuni:

  • Aumenta la credibilità e la professionalità dei dipendenti all’interno di un contesto lavorativo a favore del brand. Particolarmente rilevante quando l'azienda produce o commercializza proprio in abbigliamento o in altri accessori, ha la sua importanza anche in aziende diverse. Per fare un rapido esempio: lavoro per l'azienda del marchio X e indosso abiti del marchio Y. Oppure vesto casual in un'azienda molto, molto formale dove anche l'arredamento, l'immagine, i messaggi all'esterno sono improntati sull'austerità e il rigore. Sarei credibile?

  • Trasmette un messaggio positivo verso le persone esterne. Se io dipendente sono congruente con l'azienda per cui lavoro, automaticamente trasmetto coerenza, integrità e adeguatezza...valori tutt'altro che banali nella comunicazione.

  • Rende più agevole l’associazione a una attività in particolare, specie con l’utilizzo di un logo.

  • Enfatizza i concetti di uguaglianza e inclusività, rafforzando lo spirito di squadra. Non esistono quindi dipendenti diversi, migliori o peggiori di altri. Il dress code facilita una maggiore uniformità anche mantenendo una discreta libertà: i lavoratori possono sentirsi considerati allo stesso modo dall’organizzazione.

Tutte cose bellissime!


Il dress code...sì, ma con moderazione


Quindi via al dress code? Con le dovute cautele. Infatti anche se tutto quello che abbiamo appena visto è assolutamente positivo, ci possono essere degli svantaggi. Se applicato in modo severo e rigido può trasformarsi in un boomerang, come dicevamo, in diverse occasioni.

  • In fase di selezione: se un candidato si presenta ad un colloquio con un abbigliamento diverso dal dress code aziendale, il selezionatore potrebbe incappare in qualche bias valutativo. Concentrandosi sull'aspetto formale, sull'abito, potrebbe distrarsi dalle reali competenze del candidato e selezionarlo in base all'aspetto o alla prima impressione che ha provocato in lui...e farsi sfuggire un talento!

  • Durante la quotidianità lavorativa: un dress code rigido può limitare la spontaneità, la solidarietà e anche la cooperazione fra colleghi. Il modo di vestire influisce infatti sul comportamento delle persone: sentirsi ingessati, costretti in un codice, può farci diventare ingessati nelle relazioni.

  • Nelle relazioni può creare paradossalmente disparità, soprattutto quando sono tollerate alcune "varianti" nelle donne, ma negli uomini no. Un esempio? Una donna con un piede nudo in un sandalo può andare a lavorare, l'uomo in infradito, no. Una donna può andare in ufficio con un abito con le spalle scoperte, un uomo in canottiera risulterebbe fuori luogo. E' disparità anche questa.

  • Può aumentare lo stress e diminuire l'autostima e la produttività. Ci pensate mai? Se una persona si sente "costretta" e poco accettata nella sua immagine, alla lunga può anche demotivarsi.

Certo, ciò che abbiamo analizzato riguarda due estremi, ma il dress code ha, tra le sue pieghe, risvolti e conseguenze che magari non vengono sempre presi in considerazione.








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